Friday, 25 April 2025

Le stelle, la luna, e i dialetti italiani

Dunque, oggi vi presento un frammento di Saffo. Già l'abbiamo visto qui e pure qui, nonché nelle varie edizioni: è quello de le stelle attorno alla luna, LP 34. Dopo averlo tradotto in Romagnolo, Siciliano, e Napoletano, ho pensato di andare avanti coi dialetti (e non solo, ma quello sarà una serie di altri post). Per la precisione, il 14 o 15/4/25 ho deciso di fare almeno un dialetto per ogni gruppo di questa mappa. Come vedrete, sono ancora in alto mare. Del resto trovare chi mi aiuti non è facile per niente :). Dunque, vediamo cos'ho in mano:
  1. Cominciamo dall'Italiano, va'; questo risale al 25/3/21, e diamo i dettagli dall'edizione:
    • La traduzione inizia coi primi due versi alle 20:07 del 25/3/21;
    • Alle 20:08 va prima con «Or che più che mai...», poi «Or che, piena, lei più che mai la terra / Riempie di luce.», poi «... più che mai d'argento / Illumina il mondo.»;
    • Alle 21:58 va di «Or che, piena, argentea, brilla più che / Mai sulla terra», annotando poi «=>splende»;
    • Infine alle 22:03 arriva a «Or che, piena, argentea, più di tutto / Splende sul mondo.»;
  2. Il Romagnolo, ovviamente, la cui storia è sparsa tra i link dati a inizio post;
  3. Il Siciliano, per cui cito l'antologia: «chista a třadussi u 28/3/24 ṙî 12:25 ê 12:32, ntô Domu 'i Siracusa, cu na mudìfica picciriđđa ê 13», ovvero questa la tradussi il 28/3/24 alle 12:25-12:32 nel duomo di Siracusa, con una piccola modifica (un tweak, in sostanza) alle 13;
  4. Il Napoletano, datato 7/4/25 14:18-14:31, con china che diventa chièna il 9/4/25 alle 8:46 come unica correzione del mio consulente; la metafonia mi ha fregato :);
  5. Il Friulano, vai a sapere di che gruppo, basato su un dizionario online e datato 9/4/25 23:14-23:37; visto che il dizionario è di un'associazione con sede a Udine, presumo sia Udinese aka Fr1;
  6. Il Genovese, basato su un dizionario online e datato 9/4/25 23:53 - 10/4/25 0:06; LP ha poi offerto i suoi commenti su ambedue le versioni genovesi, cariche di doppi sensi molesti, e anche un commento ortografico; vediamo di indicare le correzioni:
    • «Nel merito di quanto aggiungerò mi permetto di scrivere come si pronuncia. Tu, ovviamente, sei libero come un uccellino nel cielo e puoi adottare - graficamente – tutte le “o” che le grafie tradizionali prevedono. Io non ci riuscirei. In quanto la pronuncia è /u/», dice nella sua mail, e io rispondo «Io sono abituato a passare da una lingua all'altra e da un set di regole ortografiche all'altro, per cui scrivere o per u e u per ü non mi importa più di tanto, basta ricordarmelo. Nel momento in cui dovevo tradurre ho usato la grafia del dizionario per non confondermi. Però effettivamente questi scambi di suoni non sono molto giustificati se non per somigliare di più all'Italiano, quindi direi che scriverò anch'io come si pronuncia, usando però y per ü. Dopo tutto, è una lettera che esiste, ed è perfetta per quel suono, derivando da una lettera che quel suono rappresentava in Greco Antico e in Latino. Inoltre penso che userò ñ ogni volta che appare la velare, per non dovermi ricordare di farla velare in fine sillaba. Cercherò anche di indicare E ed O toniche aperte e chiuse con accenti gravi ed acuti. Tanto se sono atone sono sempre chiuse, no?»; e così farò qui;
    • «In poesia, forse, “bella” /'bɛlla/ starebbe meglio prima del sostantivo lün-a /'lyŋa/ e così facevano gli antichi, ma è solo questione di stile», e così sia;
    • «Purtroppo un verbo quale intafuâ /ˌiŋta'fwa:/ a Genova e in Liguria non lo capisce, ormai, più nessuno (e nessuno l'adopera da molte generazioni). Forse, lo conoscono i “cultori”. Forse in quanto l'hanno “ricercato” intenzionalmente . . . Per altro, in realtà significava - nella diatesi riflessiva - “infilarsi”. Una modalità specifica di nascondimento. Usata nelle favole tradizionali di molte generazioni fa per il lupo che s'infilava nel folto del bosco. Non si applicò mai alle stelle. Anche in quanto voce collegata agli usi bassi, volgari, potenzialmente osceni dell'infilare/infilarsi. Che, probabilmente, non tutti i “cultori” possono necessariamente presupporre. Una voce quale ascundan /a'skuŋdaŋ/ basta e avanza e non implica controindicazioni», e ascundan sia, tanto sono metricamente uguali;
    • «A mio modestissimo parere - in ambito lirico -il possessivo sò /'sɔ/, se pure un po' “arcaico”, risulta nettamente più adeguato. Però va messo subito dopo l'articolo, mai dopo il sostantivo. Sonerebbe troppo innaturale!»;
    • «Inoltre, l'anticipazione del compl. ogg. sembra, in realtà, del tutto estranea alla limitata flessibilità di un linguaggio quale il genovese, per quanto s'intenda metterlo in poesia»;
    • «In questo caso, inoltre, proprio volendo si potrebbe usare murin /mu'riŋ/ = musetto (gli arcadi settecenteschi genovesi lo facevano), ma mai mûru /'mu:ru/ = muso. U mûru /u'mu:ru/ può essere solo quello del lupo, delle bestie, delle creature “infere”, mai il viso (musetto, al massimo) delle stelle . . . Qui si sovvertono in pieno tutti i valori»;
    • «Neppure pin-a /'piŋa/ si può usare in un contesto dalla levità saffica. Pin-a /'piŋa/ in genovese, purtroppo, significa anche ripiena, ma anche gravida - se si parla di animali o se si parla, senza adeguato rispetto e umanità, d'una donna - e i pin /'piŋ/, in genovese, sono i “ripieni” - in senso alimentare -. Un dialetto quale il genovese, se non lo si domina a sufficienza, rende potenzialmente ridicola, triviale, offensiva anche un'espressione che risulterebbe neutra in lingua. Qui, a mio avviso, oltre tunda /'tuŋda/ = rotonda, tonda non si può andare. Altrimenti, se mai leggesse uno che conosce il genovese (o un eventuale residuo locutore nativo), un tale lettore verrebbe “disturbato” dagli inevitabili doppi sensi: la luna ripiena (e si finisce sull'alimentare) o la luna “gravida”, concetto comunque lontano, in questo caso, dallo specifico contesto lirico e dalle atmosfere poetiche di Saffo», al che io commento «Tra la luna gravida e infilarsi ho praticamente dato alle stelle della faccia di beliñ :)»;
    Da qui la versione corretta;
  7. Il Piemontese (Torinese) non strofa saffica, mandato il 11/4/25 alle 11:49;
  8. Il Genovese non strofa saffica, mandato insieme al Piemontese; entrambe le traduzioni non s.s. sono di Mattia Calcagno; ai commenti di LP citati all'altra voce Genovese, aggiungo «In genovese “steile”, ovviamente, non è mai esistito. Penso a un banale refuso. Certamente esistono ső /'sø:/ = loro e fandu /'faŋdu/ = facendo. Ma nessuno si avvarrebbe di fandu /'faŋdu/ per tradurre Saffo. Un poeta genovese - e così, infatti, scrivevano, avrebbe impiegato faxendu /fa'ʒeŋdu/, che rimane, comunque, tuttora la forma di gran lunga più usata nel Genovesato, anche al di fuori della poesia tradizionale. Infatti, in genovese, fandu /'faŋdu/ risulta voce diastraticamente “bassa”. Troppo. Specialmente nell'epoca attuale in cui non si può evitare totalmente il "confronto" con l'italiano. Semplicmente, in quanto irrealistico . . . Nel sec. XVIII - in epoca di "ancien régime" a Genova - concordo che potrebbe essere stato diverso, ma noi - ora! - poterti non ci si trova in tale "environment". Diversamente da ciò, riconosco onestamente che ső /'sø:/ = suo, loro è la voce maggiormente usata, ma, come ho già riferito, risulta anche quella meno “poetica”, certamente nell'ambito del residuo socioletto borghese urbano. Quello usato in letteratura e in poesia a partire dall'inizio del sec. XIX, quando venne proscritto il socioletto aristocratico urbano, nel quale si era scritto esclusivamente fino ad allora»;
  9. Il Bolognese, datato 11/4/25 21:54/22:18-22:28 + 12/4/25 1:55-2:19, con una modifichetta 12/4/25 15:05 e un paio di correzioni (avsen->avséin e ancora->ancåura) alle 15:20-qualcosa di quel giorno, e un dubbio su impinèss che ancora va affrontato;
  10. Il Piemontese (Torinese), datato 12/4/25 22:12/18-22:29 come rielaborazione della versione Calcagno;
  11. Lo Scorranese, basato sul dizionario di Giuseppe Presicce online, e datato 13/4/25 21:21?/29-21:45;
  12. Il Salicese, modificato da una locale partendo dalla traduzione sopra e datato 14/4/25 18:19 con modifiche a seguire entro le 19:20 con lunga interazione con la consulente e di lei con le sorelle e poi col nipote;
  13. Il Sardo Logudorese, basato su un dizionario online a datato 14/4/25 22:28-22:54; la conferma che intundhu vuole "a" (intundhu a sa luna, non intundhu sa luna) arriva 6/5/25 10:03;
  14. Il Barese, con un primo tentativo prodotto «Dopo un paio di tentativi fallimentari, e dopo aver fatto Bolognese Salentino e Sardo Logudorese, combinando Dialettando.com, Wikipedia italiana, e Glosbe» e datato 15/4/25 10:22/29-10:57 con una seconda opzione «Ch''u sùj' argèndë» delle 11:47, di cui un locale affermava «La prima riga è vicina al barese, dalla seconda in poi non mi trovo 😁», poi la sua versione mandata alle 20:01 del 24/4/25, la mia interpretazione della sua trascrizione, e i miei due possibili aggiustamenti del metro, delle 13:52 e 13:55 del 25/4/25;
  15. Il Foggiano, basato su un megadizionario online e datato 15/4/25 19:32/52-19:57 + 20:53/21:02-21:08, con un aggiustamento alle 23:20;
  16. Il Reggino, basato su un dizionario online e datato 16/4/25 11:14/29-11:49 + 12:59-13:11; l'amico Reggino non risponde, quello Locrese ha convertito e infatti il Locrese è sotto;
  17. L'Aquilano, tentato come versione originaria il 16/4/25 alle 19:01/35-19:46 e corretto con una locale quella stessa sera alle 20:18-20:40;
  18. Un probabile pasticcio a metà tra Reggino e Gasperninese, ottenuto il 17/4/25 alle 11:33/39-11:40 modificando il Reggino sulla base di questo aggeggio qua;
  19. Il Brianzolo, fatto il 17/4/25 subito dopo cena, 20:04/06-20:11, con una consulente che storce il naso all'oggetto-verbo del v. 2, e molte altre che ci passano sopra; quanto a me, mi turba di più ün' invece di n', quindi alle 15:39 del 24/4/25 cambio «La lor lus i scònden ün'altra voeulta» in «Tüta la lor lus n'altra voeulta i sconden»;
  20. Il Tarantino, datato 18/4/25 0:39/1:05-1:32, per cui purtroppo il padre di un'amica non può dare consulenze; un'altra amica di là però me l'ha approvata l'1/5/25 alle 22:54, modulo jèddë che a quanto pare dal suo audio è iddë; sulla base del suo audio, con l'aggiunta di mò prima di tutt' (2/5/25 12:38:~30), abbiamo la versione finale;
  21. Il Ciociaro, fatto subito dopo il precedente alle 1:32/36-1:53, idem come sopra ma per la madre;
  22. Il Perugino, datato 21/4/25 18:27/50-18:57:>30, per cui attendo i commenti da amici di un'amica Perugina che però non parla dialetto perché suo padre è di Ascoli Piceno e sua madre di Macerata; e tramite lei il 22/5/25 alle 17:51 arriva l'approvazione di una Perugina: «a me sembra giusta come traduzione» dall'audio del giorno dopo alle 19:21 sempre della Perugina, i diacritici aggiunti alla traduzione, oltre ai cambiamenti alla -> a la e riempie -> riémpe; ^ vuol dire che la gn è raddoppiata; il breve sulla v̆ è perché come la pronuncia lei sembra una cosa a metà tra un vw e un'approssimante bilabiale; curioso il fatto che la đ di anisconđe sia tale ma quella di d'argento sia una d normale;
  23. Il Veneziano, datato 21/4/25 18:21-18:27 + 19:06/40-19:55, abbandonato a metà per via di un "intorno" introvabile sul mio dizionario;
  24. L'Anconetano, datato 21/4/25 20:≤29/43-20:57, fatto grazie ad anconanostra.com;
  25. Il Belmontese, datato 21/4/25 21:36/51-22:07, fatto perché di Maceratese e Fermano non trovavo abbastanza roba; uno dei Fermani che conosco s'è trovato spaesato, poi gli ho detto di convertirlo in Fermano e ne è uscita la versione sotto;
  26. Il Sambenedettese, datato 21/4/25 23:39/47-23:59, e anche lì, l'Ascolano non si trovava online;
  27. Il Cimbro, dialetto di matrice tedesca, datato 22/4/25 12:58/13:03-13:28, con forma «Um in schümma må tuschen est di stèrne / In mustàtz vo naügom, antånto az er, voll / Un so silbran, vüllt pinn soi liacht di Earde, un / Scheint inn pa hümbl» cambiata alle 15:34; Josef Mitterer ha approvato la mia versione;
  28. Il Trentino, datato 22/4/25 21:30/42-22:11, per cui attendo commenti da parenti di un'amica; e il 5/5/25 alla 7:39 da quest'amica mi arriva, inoltrata, la versione "corretta", che ovviamente non è metrica; con un po' di interazioni tramite l'amica, che portano a "tegne scondù" invece di "fa spetà", alle 12:02-12:37 produco la prima versione metrica, e alle 12:44-12:47 la seconda; le mando all'amica, ma la consulente smette di risponderle :);
  29. L'Aretino/Chianino, fatto come Aretino alle 12:41-12:52 del 23/4/25, e convertito in Chianino con l'aiuto di una locale su Quora entro le 14:16q17, con uniche modifiche intorno->'ntorno, Mo'->Or, e Tutta la Terra -> Tutt'a la Terra;
  30. Il Ladino alto-badiotto, datato 23/4/25 20:39-21:01 e approvato così com'era da J.M.;
  31. Il Romanesco, datato 23/4/25 23:04-23:12; alle 14:53 del 5/5/25, un amico romano risponde alla mia versione con «Direi che sul romanesco super ok! Forse ce nisconne lo renderei con ce nasconne…»; gli chiedo un audio, che trascrivo precisamente nella versione finale;
  32. Il Lodigiano, datato 23/4/25 23:57 – 24/4/25 0:12;
  33. Il Sudtirolese di Val Pusteria, mandato da J.M. all'1:50 del 24/4/25, con ahimè il primo verso «Um in schianen Mond umadum bergen die Sterne» che non rispetta il metro, avendo due sillabe di troppo; dopo la mia segnalazione, all'1:[21:23,32:18] del 25/4 ha suggerito la correzione sotto; con aiuto suo, la traduzione ST-Italiano è mia, e l'IPA by JM;
  34. Il Fermano, rielaborato dal Belmontese il 25/4/25, producendo la versione originale alle 18:34 e l'aggiustamento metrico alle 18:41/50-18:52, con bella->vella ed ella->essa suggeriti alle 20:31;
  35. Il Locrese, convertito dal mio Reggino alle 23:38-39 del 26/4/25, con "raggi" preso dall'italiano dacché l'amico non sa come si dica in dialetto;
  36. Il Sanrocchino, courtesy of la mia responsabile scientifica, che ha prodotto la prima traduzione non in metrica barbara alle 15:42 del 28/4/25, mentre quella in metrica è una mia rielaborazione delle 16:35-16:37 di quel giorno; il 12/5/25 chiedo poi nuove alla mia responsabile, e lei mi gira un audio del padre, che contiene la versione corretta; ovviamente inmetrica, ma che altro potevo aspettarmi? Alle 13:33-13:39 di quel giorno faccio la mia rigirazione, dove Nostra al v. 4 diventa Tüta alle 13:42, e con ciò la sera mando alla responsabile un audio con «al lor splendùr umò» e argenté, alle 22:56; la mattina dopo alle 9:38 lei risponde con le correzioni che portano alla versione finale; notare che argenté era quel che sentivo dall'audio, invece pare che lui stesse dicendo argentéa;
  37. Il Palermitano, che è ancora in fase di produzione, in quanto la mia consulente, interpellata la sera del 28, mi ha detto che in Palermitano non è beđđa ma bieđđa e non è àutřa ma àvutřa, per cui alle 21:24:4x di quella sera metto insieme i primi due versi modificati, mentre per il resto si attendono commenti;
  38. Il Sardo Nuorese, convertito dal Logudorese il 2/5/25 alle 19:17-19:19 dal mio compagno d'ufficio;
  39. Il Griko, fatto da me il 5/5/25 alle 0:16-0:44 sulla base di vari dizionari e una grammatica online;
  40. L'Arbëresh, probabilmente un pasticcio misto tra Ururi (dizionario) e Piana degli Albanesi (grammatica), fatto da me il 6/5/25 alle 0:35-1:46;
  41. Il Potenzese, fatto da me sulla base di un dizionario online il 6/5/25 alle 11:58-12:11; non ho mica capito se è Galloitalico o no, cioè il dizionario sembra dirlo tale, ma la mia traduzione non sembra per niente tale…;
  42. L'Irpino, fatto da me sulla base di un dizionario online il 9/5/25 alle 17:11-17:28;
  43. Il Sardo Campidanese, fatto da me per metà il 8/5/15 alle 17:55-18:13, e che attende per ora l'altra metà; ho usato un dizionario che è di tutti i dialetti sardi, per cui potrei avere mischiato i dialetti;
  44. Lo Spoletino; oh boy; allora, l'8/5/25 alle 19:41 mi arriva da un quorano una versione fatta da un suo amico, insieme a una versione araba che non è rilevante in questo post; trattasi della versione iniziale, non metrica manco per scherzo; alle 20:02 mando una versione metrica mia, la metrica 1 sotto, notando che sùbbitu probabilmente non va bene; in effetti si scopre che è colpa del famoso aips', e l'amico suggerisce, alle 20:33, "de nóu naschonnono quella forma", che ovviamente non è metrico; a parte il nòvu che compare alle 20:39, le versioni ricorrette arrivano alle 20:54 e 20:55; alle 21:58 faccio la metrica 2, alle 22:46 arriva la riricorretta, e alle 0:36 del 9/5 mando la versione finale; che sembra sia perfetta, visto che l'amico del quorano, che ora comunica direttamente con me via mail, mi ha scritto il 9 sera che presto mi registra l'audio;
  45. Il Materano, con prima versione datata 9/5/25 16:02, mandata da un mio amico inoltrandola da sua madre che gli ha anche mandato un audio; non metrica, e con schwa ignorate, infatti la notte trascrivo l'audio come da versione trascritta, dopodiché la mattina dopo (10/5) mando un po' di commenti e anche la prima metà della versione finale, mandata alle 12:22; alle 15:19 produco la prima metà di quella sbagliata, che usa uno stèlla che pare sia una fake news, dopodiché alle 15:32-15:35 completo ambedue queste versioni; «Majë la sij' fòccë de leuscë ascaunnënë» evidentemente non mi convince, perdendo l'angàr, quindi il 18/5/25 alle 10:18 lo cambio in «La sij' fòccë dë leucë angàr ascàunnënë»;
  46. Il Fiorentino, datato 9/5/25 20:56 courtesy of un amico, che mi manda un audio insieme alla versione scritta; non è metrica, quindi va rimaneggiata, e mi ci metto dopo aver Materanato alla grande il 10, anzi dopo aver fatto la metà sbagliata della versione sbagliata, quindi iniziando a tipo 15:20 e finendo alle 15:25, con un unico messaggio più audio che viene approvato dall'amico;
  47. Il Bavarese Centrale, che arriva corredato di IPA e Italiano il 10/5/25 all'1:43:>30 dallo stesso quorano del Cimbro e del Ladino, che forse contribuirà anche su Mòcheno e Walser;
  48. Il Lericino, dove le versioni originali arrivano datate 13/5/25 8:16 e 8:17 ma inoltrate dal giorno prima; alle 8:57 concepisco la versione finale, che poi viene approvata dal consulente (le traduzioni son fatte da un'amica sua che conosce meglio il dialetto), e i diacritici son dedotti dall'audio di lui delle 8:27 del 15/5/25;
  49. Il Modicano, dove la versione originale è più o meno delle 21:12 del 13/5/25 (dico più o meno perché per qualche motivo la mia consulente aveva il dubbio che china potesse essere Cina, quando anche in Modicano piena=china), dopodiché alle 21:28-21:30 produco la metrica 1, poi arriva la correzione «Che sô raggi r'argentu inci la terra» alle 21:51, e io, a parte chiedermi «Come mai a sô luci ma la terra? Il sô dopo raggi non si può?» (21:55), alle 21:57 produco la finale;
  50. Il Pisano, dove la versione originale è datata 14/5/25 10:48, e la finale l'ho fatta io alle 11 di quel giorno;
  51. Il Pesarese, dove la versione originale è datata 15/5/25 14:41, e io reagisco con "aiuto, dentórne MA?", e chiedo come dire vicino; appurato che abbiamo acòst (ma, presumo), scarto l'idea «Mò dentórne ma quella(?) bela Luna», delle 17:12, e produco la versione metrica, primi due versi alle 18:12, resto alle 18:14; i versi 1 e 4 sono approvati, il 3 deve solo cambiare le->lia, perfetto, ma al secondo, con luce che si dice luma, abbiamo un problema; provo con «La i arpònn ancora la luma sua» (18:57), il consulente suggerisce «La i arpònn ancora la su luma» oppure «La i arpònn ancòr la su luma» (19:50), al che dico ci manca un trocheo in fondo, potremmo mettere tutta, o granda, o magari anche bèla (idee delle 19:53); il consulente approva granda alle 20:42, e così siamo alla versione finale;
  52. Il Veronese, dove la versione originale arriva, scritta a mano su un foglio in tutto maiuscolo e fotografato, dalla maestra Chiara il 15/5/25 alle 16:20, e la versione finale è la mia metricizzazione delle 17:35.
Come potete vedere, sono ancora in alto mare. Aspetto un po' di consulenze, poi si vedrà.

Greco:

Ἄστερες μὲν ἀμφὶ κάλαν σελάνναν
Ἂψ’ ἀπυκρύπτοισι φάεννον εἶδος,
Ὄπποτα πλήθοισα μάλιστα λάμπῃ
ἀργυρία γᾶν.
Lericino:

E stele, entorno aa bela luna
La aloghen torna er se splendente aspeto.
Quando, piena, la inlumina pu che mai,
Argentea, a Tera.
Lericino:

Ogni stela entorno aa bela luna
A brilante faccia la aloga anca,
Avoa che piena, argentea,
La splenda sur mondo pu de tuto.
Lericino:

Òngni sténa entórno aa bèla luna
A brilante facia la alòga anca
Quando, piéna, argéntea, la splénda pu de
Tuto sur móndo.



Romagnolo:

Tòtti al stël atôr'n a ch'la bëla lõna
'D la su fàẓa prëst la luș agli arpõna
Quãnd che, pìna, piò tãnt arzẽt la-s dõna
Cun la su luș.



Napoletano:

Ogne stella llà 'ntuorn'â luna bella
N'ata vota ascunne 'tt' 'a luce soja,
Mo' ca essa è chièna, e ch'e raggi 'e argento
Inchie 'tt' 'a terra.
Genovese metrica barbara:

Tutte e stelle in gïo a-a luña bella
O luxente moro seu intafoan torna
Quande a l'é piña e d'argento a l'impe
Tutta sta Tæra.
Genovese metrica barbara:

Tytte 'e stélle in gïu a-a bèlla lyña
Turna ascuñdañ 'a sò lyxéñte faccia
Quañde a l'é tuñda e d'argéñtu a l'impe
Tytta sta Tæra.



Torinese metrica barbara:

Àur ancur dantor a la bela lun-a
Soa brilanta fàcia lë stèile a stërmo;
A l'è pien-a e a lüs pì che tut, fasend la
Tèra d'argent.



Bolognese:

Tótti äl strèl avséin a la bèla lóúna
La só bèla faża äl i arpiata ancåura;
Li l'é péna, e l'impinéss la tèra
Con al só arzänt.



Scorranese:

Tutte e stiddhe intornu a la luna beddha
N'addha fiata scùnnunu a luci loru
Mo ca iddha è china, e lu argentu suo sta
Inchie 'sta Terra.
Barese:

Tutt' 'e stell' atturn' a la bellë lunë
N'aldë vot' ammùccënë 'a luscë llòrë
Si jè chièinë jèddë, e stè anghje' a Tèrrë
Chë llu su argèndë.
Barese:

Totti i stell atturn a bella lun
nnalta volt ascunnn a lusc loro
Si ied è chin, e ste ad anghi la ter
pu u argint su.
Barese:

Tòtti i stèll' atturn' â bèlla lunë
N'alta volt' ašcùnnën' 'a luscë lòrë
Si jèdd' è cchin', e stè ad anghì la terrë
P'u argintë su.
Barese:

Tòtti i stèll' atturn' a 'sta bèlla lunë
N'alta volt' ašcùnnën' 'a luscë lòro
Quann' è cchinë jèdd', e p'u argintë su stè ad
Anghì la terrë.
Barese:

Tòtti i stèllë llà atturn' â bèlla lunë
N'alta volt' ašcùnnën' 'a luscë lòro
Quann' è cchin', e stè ad anghì la terrë
P'u argintë su(jë).



Reggino:

Tutti i stiddhi attornu â bella luna
U sò lumi ammùcciunu 'n'atra vota
'Ora ch'iddha è china e i sò spèri i argèntu
Ìnchiunu 'a Terra
Aquilano:

La sé luce angora le stelle tutte
Cèlano llà 'ndurnu alla luna bella
Mò ch'è piena e spande ju argendo sé pe
Tutta 'ssa Terra.
Aquilano:

Óra lòcu ndurnu alla luna bbèlla
Ógni štélla la luçe sé našcónne;
Éssa è ppiéna, e španne j'argèntu sé pe'
Ttutta šta Tèrra.
Tarantino:

Ognë steddë tuttë 'a lucë sóvë
Ncat' 'a beddë lunë scunfunn' arrètë;
Jèddë mò jè chjnë, e l'argèndë(?) súvë
Anghië 'sta Terrë.
Tarantino:

Ògnë stèddë mò tutt''a luce sòvë
Ngatt' 'a bbeddë lunë šcunfùnn' arrétë;
Iddë mò jè chinë, e ll'argèndë suvë
Anghië 'sta Terrë.






Perugino:

La su luçe ntórno a la bèlla luna
Aniscónđe ^gni stélla n'altra v̆òlta
Lia è piéna e riémpe d'argènto 'l mónno
Cólla su luçe.



Belmontese:

Tutti l'astri ndorno a la luna bélla
Bbùscianu di nou la luce loro;
Piena adè colle', u suo argendo ccima
Tutta la Terra.



Veneziano:

Ógni stéla ^entorno^ a la ^bela^ luna
La soa luse ^granda^ | ^ancor^ la sconde;
La xè piena, | e l'impinìss la Tèra
Del sò | arxento.



Cimbro:

Uminùm in må tuschen est di stèrne
In mustàtz vo naügom, antånto az er
Voll un schümma, vüllt pinn soi silbran liacht di
Earde vo in hümbl.



Brianzolo:

Tüti i stèll intorn a la bèla lüna
Tüta la lor lus n'altra voeulta i sconden;
Lee l'è piena e l'è dré impienì la Tèra
Cunt ul sò argent.
Fermano:

Tutte le stelle ntorno a la Luca bella
bbuscano de noho la luce loro
Piena è lei, il suo argendo rrempie
tutta la Terra
Fermano:

Óngni stélla ntórno a la Luna vèlla
Bbusca ancóra la luce sua, mò ch'éssa,
Piéna, de ll'argèndo suo va rrempièndo
Tutta la Terra.



Pasticcio Gasperninese:

Tutti i stidhi ntornu a' bella luna
U sò(?) lustru ammùcciunu 'n'atra vota
Mò ca è chjina e ccu lu sò(?) argèntu(?) inchje(?)
Tutta 'sa Terra.



Ladino Badiotto:

Vigni stëra incërch a la bela löna
Ala ascogn ciamó süa stizënta müsa
Sëgn che, plëna, ala implenësc le monn cun
Rais düc de arjënt.



Sardo Logudorese:

Ogni istella intundhu a sa bella luna
Prestu galu occultat sa lughe sua
Candho issa est piena e su arghentu sóu
Piena sa Terra.



Ciociaro:

Ogne stèlla 'ntòrne a la biéglie gliùna
Glie sìe grugne gliustre arenguatta angora,
Quande leie è pina, e l'argento(?) sìe
Enghie(?) 'sta Terra.
Pisano:

Quarsiasi stella cólla luna piena
Si sa che ‘un si pole fà vedé
Quando ‘llumina ar massimo sprendore
D’argento il terreno mondo.
Pisano:

Cólla luna pièna quarșiasi stélla
‘Un si pòle mia fà vvedé, si sa,
Quando ‘llùmina ar massimo sprendóre
D’argènto 'r móndo.



Anconetano:

Ogni ^stela^ ntorno a la bela luna
'N'altra volta la luce sua nasconde;
Lei è piena, e riempie la Tera co 'na
Luce d'argèntu.
Griko:

Πάσσο αστέρι τ' ένε σιμά 'σο φφέγγο
Άρτενα το λούστρο του το κκρυβίννει·
Τϲείνο έν' γομάο, ττϲαι τη γγη γγομώννει
Μ'ο ασήμι του.
Griko:

Pàsso astèri t' ène simà 'so ffèngo
Àrtena to lùstro tu to kkryvìnni;
Cìno èn' gomào, cce ti ggi ggomònni
M'o asìmi tu.



Sardo Campidanese (metà):

Dogni istèddu presu a sa luna bella
N'altra volta attraccat sa luxi sua





Palermitano:

Ogni stiđđa ntornu â luna bieđđa
A sò luçi n'àvutřa vota ammuccia
Òra ch'iđđa è china, e i sò řaggi 'i argentu
Jìnchiunu a teřřa.
Veronese:

OGNI STELA ATTORNO ALA BELA LUNA
LA BRILANTE FACIA LA SCONDE ANCORA,
ORA CHE, PIENA, DE ARGENTO, PIASSÉ DE TUTTO
LA SPLENDE SUL MONDO.
Veronese:

Ógni stèla attórno ala bèla luna
La brilante facia la scónde ancóra,
Èla, tuta argento, piassé de tuto,
Pièna, la splénde.
Italiano:

Ogni stella attorno alla bella luna
La brillante faccia nasconde ancora,
Or che, piena, argentea, più di tutto
Splende sul mondo.



Siciliano "generico":

Tutti i stiđđi ntornu a la luna beđđa
A sò luçi ammùccianu n'autřa vota
Òra ch'iđđa è china, e i sò řaggi 'i argentu
Jìnchiunu a teřřa.
Pesarese:

Ògni stela dintórne ma la bela Luna
La brilant facia la i arpònn ancora
Vèst ché. pén, argentèd,
Pió de tutt la splend sèl mond.
Pesarese:

Ogni stela acost ma la bela luna
Tota la su lus (??) la i arpònn ancora.
Mò che le(?) la splend pió de tutt sèl mond,
Pén, argentèd.
Pesarese:

Óngni stéla acòst ma la bèla luna
La i arpònn ancór la su luma granda
Mò che lia la splènd pió de tutt sèl mónd,
Pén, argentèd.



Irpino:

Ogni stella attuornu a la bbella luna
N'ata vota la luci sua nasconne
Mò ca edda è chiéna e r'argentu suu
Énghe la Terra.
Genovese non metrica barbara:

E steile, in gîo a-a lunn-a bella,
Ascondan fito a sö faccia luxente,
Quande lê, pinn-a, ciù de tutto a luxe
Fando d'argento a tæra.
Genovese non metrica barbara:

'E stélle, in gîu a-a bèlla lyña
Ascuñdañ fitu 'a sò faccia luxéñte,
Quañde lê, tuñda, ciỳ de tyttu a lyxe
Faxéñdu 'a Tæra argéñtu.



Torinese non metrica barbara:

Lë stèile, dantorn a la bela lun-a,
A stërmo sùbit soa fàcia brilanta,
Cand chila, pien-a, pì che tut a lüs
Fasend d'argent la tèra.
Sanrocchino:

Chi stèli là visin(?) a la lüna bèla
La lüs ch'i g'han i a nascundan ancura/amò
Quand l'è piena e l'è adré a riempì
La Tèra d'argent.
Sanrocchino:

Tüti i stèli entòrn(?) a la lüna bèla
La lor(?) lüs amò i a nascundan, mò/dèss(?) che
Lé(?) l'è piena e l'è adré a riempì la Tèra
Cun(?) el(?) soeu(?) argént.
Sanrocchino:

E stèlli, intùrn alla lüna bèla,
Äd noeuv i nescùndan al lórǝ splendúrǝ spät
Quand'è ppiéna e ppiù che mai l'illümina,
Argɛnté(a), la Tèrra.
Sanrocchino:

Tüti i stèli intùrn alla lüna bèla
I nascùndan umò al lur splendùr
Quand'è ppiéna e, tüta argentéa, la Tèrra
Tüta l'illümina.



Salicese:

Ògne štiddha ntòrnu a la luna bbèddha
N'aura fiata scunne la luçi sòa
Mò ca iddha è cchina e ll'argèntu sòa šta
Bbinchie 'šta Terra.





Foggiano:

Tùtt' 'e stèll' attyrnë â lynë bbèlla
N'atë vœt' ammùccën' 'a lycë lòrë
Mò ca èss' è chién', e k'u argíndë syjë
Ènghjë 'sta Tèrra.



Locrese:

Tutti i stiji attornu â bella luna
U sò lumi ammùcciunu 'n'atra vota
'Ora ch'ija è china e i sò raggi i argèntu
Lìncunu 'a Terra.



Friulano (Udinese?):

Ogni stele ator dala biele lune
La lusint sô muse di gnûf la plate,
Co la lune plene la jemple 'l mont de
Rais ducj di arint.
Materano:

Ongni ppianàt' attirn' attirn' alla bbèlla lø(y)në
La fòccë dë lœsc' ascaunn' angàr
Màjë ca d'argɨ̀nd' i cchiànë cchjì de tittë løscë
Sop' 'o minnë.
Materano:

Óngni stèla attirn' alla bbèlla leunë
Maj' la fòccë dë leusc' ascàunn' angàr
Quònn'hi cchiàna i cchjì de tittë iàgn' 'u
Minnë d'argındë.
Materano:

U ppianàt' attirn' alla bbèlla leunë
La sij' fòccë dë leucë angàr ascàunnënë
Quònn'hi cchiàna i cchjì de tittë iàgn' 'u
Minnë d'argındë.
Spoletino:

E shtelle attorno aa luna tanto carella
Nashconnono subbitu quella forma chiara
Che quann’è piena, d’argendo, che pare chiccòsa
Appiccia sù lu munnu
Spoletino:

Tutte e shtelle attorno aa luna bella
Subbitu nashconnono chella forma
Chiara, quann'è piena, ed appiccia sù lu
Munnu d'argendo.
Spoletino:

Tutte e shtelle attorno aa luna bella / carella
Nashconnono 'ngora quella forma
Chiara, quann'è piena, e appicia sú
Lu munnu d'argendu
Spoletino:

Tutte e shtelle attorno aa luna bella / carella
Nashconnono 'ngò quella forma
Chiara, quann'è piena, e appiccia sú
Lu munnu d'argendu
Spoletino:

Tutte e shtelle attorno aa luna bella (carella luna?)
'ngò nashcónnono quella forma chiara
Mò che essa(ella?) è piena, e appiccia sù lu
Munnu d' argendu.
Spoletino:

Tutte e shtelle attorno aa luna vella / aa bbella luna
Nashconnono 'ngó quella forma chiara / 'Ngora nashconnono […]
Quann'essa è piena, e appiccia sú
Lu munnu d'argendu
Spoletino:

Tutte e shtelle attorno aa bbella luna
'Ngora ce nashconnono quella forma
Chiara, quann'è piena, e appiccia sù lu
Munnu d'argendu.



Sambenedettese:

Pure mó vecin'a lla lune bbelle
Ogne stella la luce sé' nascunne,
Mó ca jéss' è pijn', e la Terra rrèmpije
Nghe tant'argènte.
Trentino:

Ògni stéla entórno a la bèla luna
I òci soi brilanti la sconde ancóra
Èla mò l'è piena, e d'arżent la empie
Tuta 'sta Tèra.
Trentino:

Tute le stele sot a na bela luna
I so oc che brila la fa speta ancor
Adess che l'è sgionfa e d'arzent la ga riempì
Tuta la terra.
Trentino:

Èco, ancor la tegne scondù el sò lustro
Ogni stéla sot a la bèla luna
Se l'è sgionfa e col sò arzent la Terra
Tuta la empiene.
Trentino:

Èco, varda: tute le stele ancor el
Sò slusor le tegnen scondù vezzin
A la bèla luna che col sò arzent la em-
piene la Terra.
Sudtirolese:

Um in schianen Mond umma bergen die Stern'
seia Liacht, is stråhlende Åntlitz, während
ea in Fülle, stärker wia jemåls friara,
scheint auf die Erde.
Sudtirolese tradotto in Italiano:

Attorno alla bella luna nasconodono le stelle
La loro luce, il [loro] raggiante viso, mentre
Lei è piena, [e] più forte che mai (lett. che in qualsiasi tempo prima),
Splende sulla Terra.
Sudtirolese in IPA:

um in 'ʃia̯.nεn mo:nt 'u.ma 'pɛʁ.gn̩ di: ʃtɛʁn
'seja lia̯xt is ʃtʁɔ:lεn.dε ɔnt.lıts vɛ:ʁεnt
ɛa̯ ın 'fy.lε 'ʃtɛʁ.kεʁ via̯ 'je.mɔls 'fʁia̯.ʁa
ʃajnt awf di: 'ɛʀ.dɛ



Lodigiano:

Chéle ^stéle^ là adré a la ^lüna^ bèla
Ancamò la ^lüs^ che i g'han, i ^nascondun^,
Quand che lé l'è ^piéna^, e l'è adré a impienì la
^Tèra d'argent^.



Maceratese:

Ancora
da aggiustare
dal
Belmontese



Cosentino:

Ancora
da
fare
se quella rispondesse!
Bavarese Centrale:

Rings um’ scheanan Mond, då vadecken freili
Stean um Stean ia glänzentigs Gsichtej, während
Söwa, voj, in Glånz, den ma sischt nit wåanimp,
Ea auf die Erd’ scheid.
Bavarese Centrale:

riŋs umː ʃɛ̃a̯nɐn Moːnd dɔ fɐdekn̩ frai̯li
ʃtɛ̃a̯n um ʃtɛ̃a̯n iɐ̯ glɛnʦɛntigs gsiçtɛi̯ vɛrend
søːva voi̯ in glɔnʦ den ma siʃt nit vɔɐ̯nimp
ɛɐ̯ au̯f di ɛɐ̯d ʃãi̯d.
Bavarese Centrale:

Intorno alla bella luna, ecco che certo nasconde
stella dopo stella il suo faccino splendente, mentre
(essa) stessa, piena, in uno splendore che altrimenti (= da nessun’altra parte) non si avverte,
(lei) risplende sulla terra.



Sardo Nuorese:

Cada estella intundhu a sa bella luna
Prestu galu occultat sa lughe sua
Candho issa est prena e su arghentu sóu
Prena sa Terra.
Romanesco:

Ogni stella ntorno aa luna bella
Ce nisconne 'a luce sua n'artra vorta
Mò ch'è piena e sta a riempì de argento
Tutta 'sta Terra.
Romanesco:

Ógni stélla ntórno aa luna bbèlla
Ce nascónne 'a luçe sua n'artra vòrta
Mó ch'è ppièna e sta a rriempì dde argènto
Tutta 'sta Tèra.
Fiorentino:

Ogni stélla intorno alla luna βèlla
É nascónd' i' ssu' bèl viṣo
Óra hè ll'è ppièna e ttutt'argènto
Rilucciha più ddi tutte ni mmóndo.
Fiorentino:

Ógni stélla intórno alla luna b̆ella
É nascónde i' su' bel viṣo quando,
Tutta argènto e ppièna, n'i' mondo più ddi
Tutte rilucciha.



Chianino:

Ogni stella 'ntorno in la bella luna
La su' luce ancora ce l'anisconde
Or ch'è piena e co 'l su' argento piena
Tutt'a la Terra.



Arbëresh:

Îlľëzat popa nani afër hënës
T' bukur fshehën dritën e tire, ndërsa
Isht e plot ajo e rëgjëndi i tij kët'
Bot' po e mbushën.



Potenzese:

Ogne stedd' attorn' a la bella duna
N'ata vota ammuccia/asconne la luce sova
Quanne iedda è chiena e lu ^argentë^ sove
Enchie la Terra / lu munnë.
Modicano:

Tutti li stiđđi ntuornu â beđđa luna
Ammucciunu n'autřa vòta a sò luci.
Ora iđđa eni china, e i sô raggi r' argentu
Ìnciunu a terra.
Modicano:

Ntuornu a' bedda l'una li stiddi tutti
A sô luci ammucciunu n'autra vóta
Ora ch'idda, china(?) chî raggi sô raggi r' ar-
gentu inci(?) a terra.
Modicano:

Ntuórnŭ â beđđa luna, li štiđđı tutti
A sò luçi ammùcciunu n'autřa vòta
Iđđa, china inci la Tèrra chê sò
Raggı d'argèntŭ.









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