Love from separation in the last post, and today we have a different reaction to separation in John Donne's Valediction, which I met during the school's English literature classes and translated to Italian twice in two different meters. Actually, only the translation into hendecasyllabics dated 1-2/3/2011 is complete, «the one into 6-line stanzas of enneasyllabics has verse 1 from 28/2/11 and verse 2 from 21/1/11», said blog, but an email I sent to myself dates both to 28/2. Curiously enough, on a sheet in my English notebook that lies between 1/3 and 15/3, one finds a printout of the hendecasyllabics one, with the following differences from the below:
- L. 27 as «La tua, 'l piè fermo, non pare aver nome»;
- L. 29 as «E bench’essa nel centro sia fissata»;
- L. 34 as «Sì come l’altro piede, obliquo andare» whereas I now have «Sì come l’altro piede, obliquo gire»;
- L. 36 as «E là dov'ho iniziato m' fa tornare» whereas I now have «E là dove iniziai mi fa finire.
- Né d’ lacrime alluvion’, d’ sospir tempeste: -> Pianto dirotto, o vento di sospiri: (13:36) -> turbin di sospiri / di sospir burrasca (13:38) -> Turbine/Burrasca di sospir, dirotto pianto: (13:40);
- Il rivelare ai laici il nostro amore / Sarebbe un profanar sue gioie e feste -> Col rivelare ai laici il nostro amore, / Il gaudio suo più non sarebbe santo. (13:42) -> Se riveliamo ai laici il nostro amore, / Il gaudio nostro non sarà più santo. (13:42);
- Ma ognun di noi, da un sì raffinato / Amor che noi non sappiam che si sia -> Ma ognun di noi, da un sì raffinato / Amor che noi non sappiam cosa sia (13:44) -> Ma ognun di noi, da amor sì raffinato / Che pur noi stessi non sappiam che sia (13:44);
- Se poi son due, allor sono due come -> Se poi son due, allora son due come (13:45).
As virtuous men pass mildly away, And whisper to their souls, to go, Whilst some of their sad friends do say. “His breath goes now,” and some say, “No”: So let us melt, and make no noise, No tear-floods, nor sigh-tempests move; ’Twere profanation of our joys To tell the laïty our love. Moving of th’ earth brings harms and fears, Men reckon what it did and meant, But trepidation of the spheres, Though greater far, is innocènt. Dull sublunary lovers’ love (Whose soul is sens) cannote admit Absence, because it doth remove Those things which elemented it. But we by a love so much refined, That our selves know not what it is, Inter-assurèd of the mind, Care less, eyes, lips and hands to miss. Our two souls therefore, which are one, Though I must go, endure not yet A breach, but an expansïon, Like gold to aery thinnes beat. If they be two, they are two so As stiff twin compasses are two; Thy soul, the fix’d foot, makes no show To move, but doth, if th’ other do. And though it in the center sit, Yet, when the other far doth roam, It leans, and hearkens after it, And grows erect, as that comes home. Such wilt thou be for me, who must, Like th’ other foot, obliquely run; Thy firmness makes my circle just And makes me and where I begun. |
Sì come i virtüosi, miti morendo,
All'anime sussurrano: "Ora va'", Mentre i lor tristi amici van dicendo "Or spira" alcuni, ed altri "No!" colà, Così sciogliamci, senza far rumore, Né d' lacrime alluvion, d' sospir tempeste: Il rivelare ai laici il nostro amore Sarebbe un profanar gioi come queste. Il terremoto mal porta, e temere: Di fatto e senso gl'uomin cerca fanno Ma la trepidazione delle sfere, Benché più grande assai, non porta danno. L'amor del rozzo amante sublunare (La cui anima è senso) non ammette L’assenza, poiché va ad eliminare Ciascuna cosa ch'inizio gli dette; Ma ognun di noi, da un sì raffinato Amor, che noi non sappiam che si sia Dell'animo dell'altro assicurato Men cura s'occhi, labbra e man van=>son via. Le nostre anime dunque, che son una Non soffrono, benché io debba andare, Rottura, ma espansione li accomuna, Com'or battuto a sottigliezza d'âre. Se poi son due, allor sono due come I rigidi gemelli di un compasso: La tua, il piede fermo, non ha nome [*] Di moto, ma dell'altra segue il passo. [*] => 'l piè fermo, non pare aver nome E bench'essa nel centro stia fissata, Eppur, se l'altra lungi se ne va, Protendesi, e ver' l'altra sta inclinata, E si raddrizza quando torna a ca’. Cotal sarai per me, ché devo or io, Sì come l'altro piede, obliquo andare=>gire Precisa tua fermezza il cerchio mio, E là dov'ho iniziato m' fa tornare=>finire.
Sì come i virtuosi, miti morendo,
Alle anime sussurrano: “Ora va’”, Mentre i lor tristi amici van dicendo “Or spira” alcuni, ed altri “No!” colà, Così sciogliamci, senza far rumore, Burrasca di sospir', dirotto pianto: Se riveliamo ai laici il nostro amore, Il gaudio nostro non sarà più santo. Il terremoto mal porta e temere, Di fatto e senso gli uomin cerca fanno Ma la trepidazione delle sfere Benché più grande assai, non porta danno. L’amor del rozzo amante sublunare (La cui anima è senso) non ammette L’assenza, poiché va ad eliminare Ciascuna cosa ch’inizio gli dette; Ma ognun di noi, da amor sì raffinato Che pur noi stessi non sappiam che sia Dell’animo dell’altro assicurato Men cura s’occhi e labbra e man son via. Le nostre anime dunque, che son una Non soffrono, benché io debba andare, Rottura, ma espansione li accomuna, Com’or battuto a sottigliezza d’âre. Se poi son due, allora son due come I rigidi gemelli di un compasso: La tua, il piede fermo, non ha nome Di moto, ma dell’altra segue il passo. E bench’essa nel centro stia fissata, Eppur, se l’altra lungi se ne va, Protendesi, e ver’ l’altra sta inclinata, E si raddrizza quando torna a ca’. Cotal sarai per me, ché devo or io, Sì come l’altro piede, obliquo andare Precisa tua fermezza il cerchio mio, E là dove iniziai mi fa tornare.
Sì come i virtuosi, miti morendo,
All’anime sussurrano: “Ora va’”, Mentre i lor tristi amici van dicendo “Or spira” alcuni, ed altri “No!” colà, Così sciogliamci, senza far rumore, Burrasca di sospir, dirotto pianto: Se riveliamo ai laici il nostro amore, Il gaudio nostro non sarà più santo. Fa danni il terremoto, e fa temere, Di fatto e senso gl’uomin cerca fanno Ma la trepidazione delle sfere Benché più grande assai, non porta danno. L’amor del rozzo amante sublunare (La cui anima è senso) non ammette L’assenza, poiché va ad eliminare Ciascuna cosa ch’inizio gli dette; Ma ognun di noi, da amor sì raffinato Che pur noi stessi non sappiam che sia Dell’animo dell’altro assicurato Men cura s’occhi, labbra e man son via. Le nostre anime dunque, che son una Non soffrono, benché io debba andare, Rottura, ma espanzione li accomuna, Com’or battuto a sottigliezza d’âre. Se poi son due, allora son due come I rigidi gemelli d’un compasso: La tua, il piede fermo, non ha nome Di moto, ma dell’altra segue il passo. E bench’essa nel centro stia fissata, Eppur, se l’altra lungi se ne va, Protendesi, e ver’ l’altra sta inclinata, E si raddrizza quando a casa va. Cotal sarai per me, ché devo or io, Sì come l’altro piede, obliquo andare Precisa tua fermezza il cerchio mio, E là dove iniziai mi fa tornare. |
Sì come i virtüosi miti
Spengonsi, ed alle anime loro
Sussurran “Vattene ora” e giti
Intorno a lor gli amici loro
Sussurrano, assai ’ntristiti:
Alcuni “Or spira”, altri “no” in coro,
Così noi dissolviamci ora,
Senza rumore, e non muoviamo
Di lacrime alluvione, né bore
O venti di sospir facciamo:
Col dire ai laici ’l nostro Amore,
Noi nostre gioie profaniamo.
Spengonsi, ed alle anime loro
Sussurran “Vattene ora” e giti
Intorno a lor gli amici loro
Sussurrano, assai ’ntristiti:
Alcuni “Or spira”, altri “no” in coro,
Così noi dissolviamci ora,
Senza rumore, e non muoviamo
Di lacrime alluvione, né bore
O venti di sospir facciamo:
Col dire ai laici ’l nostro Amore,
Noi nostre gioie profaniamo.
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