Saturday 19 February 2022

Un paio di classicate accoppiate a caso

Oggi abbiamo due traduzioni in metrica barbara in Italiano, una dal Latino e una dal Greco antico. Non c'entrano una mazza l'una coll'altra se non per il fatto che vengono entrambe, in un certo senso, dal mio scavare nei vecchi quaderni per l'indice cronologico delle traduzioni.
  1. La prima è la traduzione del Proemio delle Metamorfosi di Ovidio, ovvero i versi 1-4 del libro primo di quell'opera; questa è una traduzione che sapevo che esisteva per via di un "index versionum poeticarum" che la menzionava, ma che per qualche ragione si era persa nel quaderno di Letteratura Latina di IV liceo; in effetti su tale quaderno, incollata tra gli appunti dell'1 e del 2/4/2011, si trova questo originale con storia:

    Traduzione di Ovidio come compare sul quaderno di Letteratura Latina

    La traduzione in ottave di endecasillabi si trova qui con tanto di nome dell'autore, le altre sono non metriche quindi non interessano, ma quella centrata in fondo con tanto di cesure è la mia; la collocazione negli appunti indica chiaramente che è stata fatta tra il 1/4 e il 2/4, precisamente tra le relative lezioni, e il fatto che non ve ne sia traccia negli appunti indica che l'ho fatta l'1 dopo scuola, dato che presumibilmente non l'avrei fatta in una lezione diversa da Inglese e Scienze, e nei quaderni di quelle non la si ritrova; sotto riporto due versioni; la storia indica che la prima scritta è quella Originale, e i cambiamenti da questa alla Riveduta sono avvenuti in ordine prima cantare->narrare e poi il rifacimento degli ultimi due versi;
  2. La seconda invece è di un epigramma di Callimaco, precisamente Callimaco 25; ora, questa è greca, ed è spuntata dal quaderno di Catullo perché, non so come, l'avevo trovata come simile ad uno dei carmi visti a scuola, presumibilmente il 72, a cui si attaccava poi anche il 70 sempre come comparandum; suppongo sia balzato fuori dal libro; al tempo comunque l'avevo solo notato, capito, e derubato della parola ταλαίνης, usata poi nella mia canzone in Greco antico; ritrovandomelo davanti nel quaderno ho pensato «Il 70 l'ho tradotto facendo la summa, mo' completiamo l'opera e traduciamo anche Callimaco»; detto fatto: tra le 18:03 e le 18:20 del 14/2/22 l'ho tradotto in distici elegiaci barbari.
Vediamole!





In nova fert animus mutatas dicere formas
Corpora; di, coeptis (nam vos mutastis et illas)
Adspirate meis primaque ab origine mundi
Ad mea perpetuum deducite tempora carmen!



ὤμοσε Καλλίγνωτος Ἰωνίδι μήποτ᾽ ἐκείνης
ἕξειν μήτε φίλον κρέσσονα μήτε φίλην.
ὤμοσεν: ἀλλὰ λέγουσιν ἀληθέα τοὺς ἐν ἔρωτι
ὅρκους μὴ δύνειν οὔατ᾽ ἐς ἀθανάτων.
νῦν δ᾽ ὃ μὲν ἀρσενικῶι θέρεται πυρί: τῆς δὲ ταλαίνης
νύμφης ὡς Μεγαρέων οὐ λόγος οὐδ᾽ ἀριθμός.
L'alma mi porta a cantare || le forme mutate in altri
Corpi; a questo inizio, || o dèi (da che voi le mutaste),
Vostro aiuto spirate: || a partir dall'inizio del mondo
Fino ai miei tempi ora, deh, || conducete perpetüo carme!
L'alma mi porta a narrare || le forme mutate in altri
Corpi; a questo inizio, || o dèi (da che voi le mutaste),
Vostro sostegno spirate: || dal sorgere primo del mondo
Fino ai tempi 'n cui vivo || portate un perpetüo carme!



Ad Ionìde ha giurato Callìgnoto: "Inver io a te
Nessun amico giammai né amica preferirò".
Sì, l'ha giurato; ma dicono il vero: a quei giuramenti
Fatti in amore, non dàn mai attenzione gli dèi.
Ora lui arde d'amor per un uomo, per un uomo, e di lei, poveretta,
Come si fa ai Megarèi, più non fa conto nessun.

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