Dunque, oggi vi presento un frammento di Saffo. Già l'abbiamo visto qui e pure qui, nonché nelle varie edizioni: è quello de le stelle attorno alla luna, LP 34. Dopo averlo tradotto in Romagnolo, Siciliano, e Napoletano, ho pensato di andare avanti coi dialetti (e non solo, ma quello sarà una serie di altri post). Per la precisione, il 14 o 15/4/25 ho deciso di fare almeno un dialetto per ogni gruppo di questa mappa. Come vedrete, sono ancora in alto mare. Del resto trovare chi mi aiuti non è facile per niente :). Dunque, vediamo cos'ho in mano:
- Cominciamo dall'Italiano, va'; questo risale al 25/3/21, e diamo i dettagli dall'edizione:
- La traduzione inizia coi primi due versi alle 20:07 del 25/3/21;
- Alle 20:08 va prima con «Or che più che mai...», poi «Or che, piena, lei più che mai la terra / Riempie di luce.», poi «... più che mai d'argento / Illumina il mondo.»;
- Alle 21:58 va di «Or che, piena, argentea, brilla più che / Mai sulla terra», annotando poi «=>splende»;
- Infine alle 22:03 arriva a «Or che, piena, argentea, più di tutto / Splende sul mondo.»;
- Il Romagnolo, ovviamente, la cui storia è sparsa tra i link dati a inizio post;
- Il Siciliano, per cui cito l'antologia: «chista a třadussi u 28/3/24 ṙî 12:25 ê 12:32, ntô Domu 'i Siracusa, cu na mudìfica picciriđđa ê 13», ovvero questa la tradussi il 28/3/24 alle 12:25-12:32 nel duomo di Siracusa, con una piccola modifica (un tweak, in sostanza) alle 13;
- Il Napoletano, datato 7/4/25 14:18-14:31, con china che diventa chièna il 9/4/25 alle 8:46 come unica correzione del mio consulente; la metafonia mi ha fregato :);
- Il Friulano, vai a sapere di che gruppo, basato su un dizionario online e datato 9/4/25 23:14-23:37; visto che il dizionario è di un'associazione con sede a Udine, presumo sia Udinese aka Fr1;
- Il Genovese, basato su un dizionario online e datato 9/4/25 23:53 - 10/4/25 0:06; LP ha poi offerto i suoi commenti su ambedue le versioni genovesi, cariche di doppi sensi molesti, e anche un commento ortografico; vediamo di indicare le correzioni:
- «Nel merito di quanto aggiungerò mi permetto di scrivere come si pronuncia. Tu, ovviamente, sei libero come un uccellino nel cielo e puoi adottare - graficamente – tutte le “o” che le grafie tradizionali prevedono. Io non ci riuscirei. In quanto la pronuncia è /u/», dice nella sua mail, e io rispondo «Io sono abituato a passare da una lingua all'altra e da un set di regole ortografiche all'altro, per cui scrivere o per u e u per ü non mi importa più di tanto, basta ricordarmelo. Nel momento in cui dovevo tradurre ho usato la grafia del dizionario per non confondermi. Però effettivamente questi scambi di suoni non sono molto giustificati se non per somigliare di più all'Italiano, quindi direi che scriverò anch'io come si pronuncia, usando però y per ü. Dopo tutto, è una lettera che esiste, ed è perfetta per quel suono, derivando da una lettera che quel suono rappresentava in Greco Antico e in Latino. Inoltre penso che userò ñ ogni volta che appare la velare, per non dovermi ricordare di farla velare in fine sillaba. Cercherò anche di indicare E ed O toniche aperte e chiuse con accenti gravi ed acuti. Tanto se sono atone sono sempre chiuse, no?»; e così farò qui;
- «In poesia, forse, “bella” /'bɛlla/ starebbe meglio prima del sostantivo lün-a /'lyŋa/ e così facevano gli antichi, ma è solo questione di stile», e così sia;
- «Purtroppo un verbo quale intafuâ /ˌiŋta'fwa:/ a Genova e in Liguria non lo capisce, ormai, più nessuno (e nessuno l'adopera da molte generazioni). Forse, lo conoscono i “cultori”. Forse in quanto l'hanno “ricercato” intenzionalmente . . . Per altro, in realtà significava - nella diatesi riflessiva - “infilarsi”. Una modalità specifica di nascondimento. Usata nelle favole tradizionali di molte generazioni fa per il lupo che s'infilava nel folto del bosco. Non si applicò mai alle stelle. Anche in quanto voce collegata agli usi bassi, volgari, potenzialmente osceni dell'infilare/infilarsi. Che, probabilmente, non tutti i “cultori” possono necessariamente presupporre. Una voce quale ascundan /a'skuŋdaŋ/ basta e avanza e non implica controindicazioni», e ascundan sia, tanto sono metricamente uguali;
- «A mio modestissimo parere - in ambito lirico -il possessivo sò /'sɔ/, se pure un po' “arcaico”, risulta nettamente più adeguato. Però va messo subito dopo l'articolo, mai dopo il sostantivo. Sonerebbe troppo innaturale!»;
- «Inoltre, l'anticipazione del compl. ogg. sembra, in realtà, del tutto estranea alla limitata flessibilità di un linguaggio quale il genovese, per quanto s'intenda metterlo in poesia»;
- «In questo caso, inoltre, proprio volendo si potrebbe usare murin /mu'riŋ/ = musetto (gli arcadi settecenteschi genovesi lo facevano), ma mai mûru /'mu:ru/ = muso. U mûru /u'mu:ru/ può essere solo quello del lupo, delle bestie, delle creature “infere”, mai il viso (musetto, al massimo) delle stelle . . . Qui si sovvertono in pieno tutti i valori»;
- «Neppure pin-a /'piŋa/ si può usare in un contesto dalla levità saffica. Pin-a /'piŋa/ in genovese, purtroppo, significa anche ripiena, ma anche gravida - se si parla di animali o se si parla, senza adeguato rispetto e umanità, d'una donna - e i pin /'piŋ/, in genovese, sono i “ripieni” - in senso alimentare -. Un dialetto quale il genovese, se non lo si domina a sufficienza, rende potenzialmente ridicola, triviale, offensiva anche un'espressione che risulterebbe neutra in lingua. Qui, a mio avviso, oltre tunda /'tuŋda/ = rotonda, tonda non si può andare. Altrimenti, se mai leggesse uno che conosce il genovese (o un eventuale residuo locutore nativo), un tale lettore verrebbe “disturbato” dagli inevitabili doppi sensi: la luna ripiena (e si finisce sull'alimentare) o la luna “gravida”, concetto comunque lontano, in questo caso, dallo specifico contesto lirico e dalle atmosfere poetiche di Saffo», al che io commento «Tra la luna gravida e infilarsi ho praticamente dato alle stelle della faccia di beliñ :)»;
- Il Piemontese (Torinese) non strofa saffica, mandato il 11/4/25 alle 11:49;
- Il Genovese non strofa saffica, mandato insieme al Piemontese; entrambe le traduzioni non s.s. sono di Mattia Calcagno; ai commenti di LP citati all'altra voce Genovese, aggiungo «In genovese “steile”, ovviamente, non è mai esistito. Penso a un banale refuso. Certamente esistono ső /'sø:/ = loro e fandu /'faŋdu/ = facendo. Ma nessuno si avvarrebbe di fandu /'faŋdu/ per tradurre Saffo. Un poeta genovese - e così, infatti, scrivevano, avrebbe impiegato faxendu /fa'ʒeŋdu/, che rimane, comunque, tuttora la forma di gran lunga più usata nel Genovesato, anche al di fuori della poesia tradizionale. Infatti, in genovese, fandu /'faŋdu/ risulta voce diastraticamente “bassa”. Troppo. Specialmente nell'epoca attuale in cui non si può evitare totalmente il "confronto" con l'italiano. Semplicmente, in quanto irrealistico . . . Nel sec. XVIII - in epoca di "ancien régime" a Genova - concordo che potrebbe essere stato diverso, ma noi - ora! - poterti non ci si trova in tale "environment". Diversamente da ciò, riconosco onestamente che ső /'sø:/ = suo, loro è la voce maggiormente usata, ma, come ho già riferito, risulta anche quella meno “poetica”, certamente nell'ambito del residuo socioletto borghese urbano. Quello usato in letteratura e in poesia a partire dall'inizio del sec. XIX, quando venne proscritto il socioletto aristocratico urbano, nel quale si era scritto esclusivamente fino ad allora»;
- Il Bolognese, datato 11/4/25 21:54/22:18-22:28 + 12/4/25 1:55-2:19, con una modifichetta 12/4/25 15:05 e un paio di correzioni (avsen->avséin e ancora->ancåura) alle 15:20-qualcosa di quel giorno, e un dubbio su impinèss che ancora va affrontato;
- Il Piemontese (Torinese), datato 12/4/25 22:12/18-22:29 come rielaborazione della versione Calcagno;
- Lo Scorranese, basato sul dizionario di Giuseppe Presicce online, e datato 13/4/25 21:21?/29-21:45;
- Il Salicese, modificato da una locale partendo dalla traduzione sopra e datato 14/4/25 18:19 con modifiche a seguire entro le 19:20 con lunga interazione con la consulente e di lei con le sorelle e poi col nipote;
- Il Sardo Logudorese, basato su un dizionario online a datato 14/4/25 22:28-22:54;
- Il Barese, con un primo tentativo prodotto «Dopo un paio di tentativi fallimentari, e dopo aver fatto Bolognese Salentino e Sardo Logudorese, combinando Dialettando.com, Wikipedia italiana, e Glosbe» e datato 15/4/25 10:22/29-10:57 con una seconda opzione «Ch''u sùj' argèndë» delle 11:47, di cui un locale affermava «La prima riga è vicina al barese, dalla seconda in poi non mi trovo 😁», poi la sua versione mandata alle 20:01 del 24/4/25, la mia interpretazione della sua trascrizione, e i miei due possibili aggiustamenti del metro, delle 13:52 e 13:55 del 25/4/25;
- Il Foggiano, basato su un megadizionario online e datato 15/4/25 19:32/52-19:57 + 20:53/21:02-21:08, con un aggiustamento alle 23:20;
- Il Reggino, basato su un dizionario online e datato 16/4/25 11:14/29-11:49 + 12:59-13:11; l'amico Reggino non risponde, quello Locrese ha convertito e infatti il Locrese è sotto;
- L'Aquilano, tentato come versione originaria il 16/4/25 alle 19:01/35-19:46 e corretto con una locale quella stessa sera alle 20:18-20:40;
- Un probabile pasticcio a metà tra Reggino e Gasperninese, ottenuto il 17/4/25 alle 11:33/39-11:40 modificando il Reggino sulla base di questo aggeggio qua;
- Il Brianzolo, fatto il 17/4/25 subito dopo cena, 20:04/06-20:11, con una consulente che storce il naso all'oggetto-verbo del v. 2, e molte altre che ci passano sopra; quanto a me, mi turba di più ün' invece di n', quindi alle 15:39 del 24/4/25 cambio «La lor lus i scònden ün'altra voeulta» in «Tüta la lor lus n'altra voeulta i sconden»;
- Il Tarantino, datato 18/4/25 0:39/1:05-1:32, per cui purtroppo il padre di un'amica non può dare consulenze;
- Il Ciociaro, fatto subito dopo il precedente alle 1:32/36-1:53, idem come sopra ma per la madre;
- Il Perugino, datato 21/4/25 18:27/50-18:57:>30, per cui attendo i commenti da amici di un'amica Perugina che però non parla dialetto perché suo padre è di Ascoli Piceno e sua madre di Macerata;
- Il Veneziano, datato 21/4/25 18:21-18:27 + 19:06/40-19:55, abbandonato a metà per via di un "intorno" introvabile sul mio dizionario;
- L'Anconetano, datato 21/4/25 20:≤29/43-20:57, fatto grazie ad anconanostra.com;
- Il Belmontese, datato 21/4/25 21:36/51-22:07, fatto perché di Maceratese e Fermano non trovavo abbastanza roba; uno dei Fermani che conosco s'è trovato spaesato, poi gli ho detto di convertirlo in Fermano e ne è uscita la versione sotto;
- Il Sambenedettese, datato 21/4/25 23:39/47-23:59, e anche lì, l'Ascolano non si trovava online;
- Il Cimbro, dialetto di matrice tedesca, datato 22/4/25 12:58/13:03-13:28, con forma «Um in schümma må tuschen est di stèrne / In mustàtz vo naügom, antånto az er, voll / Un so silbran, vüllt pinn soi liacht di Earde, un / Scheint inn pa hümbl» cambiata alle 15:34; Josef Mitterer ha approvato la mia versione;
- Il Trentino, datato 22/4/25 21:30/42-22:11, per cui attendo commenti da parenti di un'amica;
- L'Aretino/Chianino, fatto come Aretino alle 12:41-12:52 del 23/4/25, e convertito in Chianino con l'aiuto di una locale su Quora entro le 14:16q17, con uniche modifiche intorno->'ntorno, Mo'->Or, e Tutta la Terra -> Tutt'a la Terra;
- Il Ladino alto-badiotto, datato 23/4/25 20:39-21:01 e approvato così com'era da J.M.;
- Il Romanesco, datato 23/4/25 23:04-23:12;
- Il Lodigiano, datato 23/4/25 23:57 – 24/4/25 0:12;
- Il Sudtirolese di Val Pusteria, mandato da J.M. all'1:50 del 24/4/25, con ahimè il primo verso «Um in schianen Mond umadum bergen die Sterne» che non rispetta il metro, avendo due sillabe di troppo; dopo la mia segnalazione, all'1:[21:23,32:18] del 25/4 ha suggerito la correzione sotto; con aiuto suo, la traduzione ST-Italiano è mia, e l'IPA by JM;
- Il Fermano, rielaborato dal Belmontese il 25/4/25, producendo la versione originale alle 18:34 e l'aggiustamento metrico alle 18:41/50-18:52, con bella->vella ed ella->essa suggeriti alle 20:31;
- Il Locrese, convertito dal mio Reggino alle 23:38-39 del 26/4/25, con "raggi" preso dall'italiano dacché l'amico non sa come si dica in dialetto;
- Il Sanrocchino, courtesy of la mia responsabile scientifica, che ha prodotto la prima traduzione non in metrica barbara alle 15:42 del 28/4/25, mentre quella in metrica è una mia rielaborazione delle 16:35-16:37 di quel giorno;
- Il Palermitano, che è ancora in fase di produzione, in quanto la mia consulente, interpellata la sera del 28, mi ha detto che in Palermitano non è beđđa ma bieđđa e non è àutřa ma àvutřa, per cui alle 21:24:4x di quella sera metto insieme i primi due versi modificati, mentre per il resto si attendono commenti.
Greco: Ἄστερες μὲν ἀμφὶ κάλαν σελάνναν Αἶψ’ ἀπυκρύπτοισι φάεννον εἶδος, Ὂποτα πλήθοισα μάλιστα λάμπησ’ ἀργυρία γᾶν. Romagnolo: Tòtti al stël atôr'n a ch'la bëla lõna 'D la su fàẓa prëst la luș agli arpõna Quãnd che, pìna, piò tãnt arzẽt la-s dõna Cun la su luș. Napoletano: Ogne stella llà 'ntuorn'â luna bella N'ata vota ascunne 'tt' 'a luce soja, Mo' ca essa è chièna, e ch'e raggi 'e argento Inchie 'tt' 'a terra.
Genovese metrica barbara:
Tutte e stelle in gïo a-a luña bella O luxente moro seu intafoan torna Quande a l'é piña e d'argento a l'impe Tutta sta Tæra.
Genovese metrica barbara:
Tytte 'e stélle in gïu a-a bèlla lyña Turna ascuñdañ 'a sò lyxéñte faccia Quañde a l'é tuñda e d'argéñtu a l'impe Tytta sta Tæra. Torinese metrica barbara: Àur ancur dantor a la bela lun-a Soa brilanta fàcia lë stèile a stërmo; A l'è pien-a e a lüs pì che tut, fasend la Tèra d'argent. Bolognese: Tótti äl strèl avséin a la bèla lóúna La só bèla faża äl i arpiata ancåura; Li l'é péna, e l'impinéss la tèra Con al só arzänt. Scorranese: Tutte e stiddhe intornu a la luna beddha N'addha fiata scùnnunu a luci loru Mo ca iddha è china, e lu argentu suo sta Inchie 'sta Terra.
Barese:
Tutt' 'e stell' atturn' a la bellë lunë N'aldë vot' ammùccënë 'a luscë llòrë Si jè chièinë jèddë, e stè anghje' a Tèrrë Chë llu su argèndë.
Barese:
Totti i stell atturn a bella lun nnalta volt ascunnn a lusc loro Si ied è chin, e ste ad anghi la ter pu u argint su.
Barese:
Tòtti i stèll' atturn' â bèlla lunë N'alta volt' ašcùnnën' 'a luscë lòrë Si jèdd' è cchin', e stè ad anghì la terrë P'u argintë su.
Barese:
Tòtti i stèll' atturn' a 'sta bèlla lunë N'alta volt' ašcùnnën' 'a luscë lòro Quann' è cchinë jèdd', e p'u argintë su stè ad Anghì la terrë.
Barese:
Tòtti i stèllë llà atturn' â bèlla lunë N'alta volt' ašcùnnën' 'a luscë lòro Quann' è cchin', e stè ad anghì la terrë P'u argintë su(jë). Reggino: Tutti i stiddhi attornu â bella luna U sò lumi ammùcciunu 'n'atra vota 'Ora ch'iddha è china e i sò spèri i argèntu Ìnchiunu 'a Terra
Aquilano:
La sé luce angora le stelle tutte Cèlano llà 'ndurnu alla luna bella Mò ch'è piena e spande ju argendo sé pe Tutta 'ssa Terra.
Aquilano:
Óra lòcu ndurnu alla luna bbèlla Ógni štélla la luçe sé našcónne; Éssa è ppiéna, e španne j'argèntu sé pe' Ttutta šta Tèrra. Tarantino: Ognë steddë tuttë 'a lucë sóvë Ncat' 'a beddë lunë scunfunn' arrètë; Jèddë mò jè chjnë, e l'argèndë(?) súvë Anghië 'sta Terrë. Perugino: La su luce ntorno alla bella luna Anisconde gni stella n'altra volta Lia è piena e riempie d'argento l monno Colla su luce. Belmontese: Tutti l'astri ndorno a la luna bélla Bbùscianu di nou la luce loro; Piena adè colle', u suo argendo ccima Tutta la Terra. Veneziano: Ógni stéla ^entorno^ a la ^bela^ luna La soa luse ^granda^ | ^ancor^ la sconde; La xè piena, | e l'impinìss la Tèra Del sò | arxento. Romanesco: Ogni stella ntorno aa luna bella Ce nisconne 'a luce sua n'artra vorta Mò ch'è piena e sta a riempì de argento Tutta 'sta Terra. Cimbro: Uminùm in må tuschen est di stèrne In mustàtz vo naügom, antånto az er Voll un schümma, vüllt pinn soi silbran liacht di Earde vo in hümbl. Brianzolo: Tüti i stèll intorn a la bèla lüna Tüta la lor lus n'altra voeulta i sconden; Lee l'è piena e l'è dré impienì la Tèra Cunt ul sò argent.
Fermano:
Tutte le stelle ntorno a la Luca bella bbuscano de noho la luce loro Piena è lei, il suo argendo rrempie tutta la Terra
Fermano:
Óngni stélla ntórno a la Luna vèlla Bbusca ancóra la luce sua, mò ch'éssa, Piéna, de ll'argèndo suo va rrempièndo Tutta la Terra. Pasticcio Gasperninese: Tutti i stidhi ntornu a' bella luna U sò(?) lustru ammùcciunu 'n'atra vota Mò ca è chjina e ccu lu sò(?) argèntu(?) inchje(?) Tutta 'sa Terra.
Sanrocchino:
Chi stèli là visin(?) a la lüna bèla La lüs ch'i g'han i a nascundan ancura/amò Quand l'è piena e l'è adré a riempì La Tèra d'argent.
Sanrocchino:
Tüti i stèli entòrn(?) a la lüna bèla La lor(?) lüs amò i a nascundan, mò/dèss(?) che Lé(?) l'è piena e l'è adré a riempì la Tèra Cun(?) el(?) soeu(?) argént. |
Italiano: Ogni stella attorno alla bella luna La brillante faccia nasconde ancora, Or che, piena, argentea, più di tutto Splende sul mondo. Siciliano: Tutti i stiđđi ntornu a la luna beđđa A sò luçi ammùccianu n'autřa vota Òra ch'iđđa è china, e i sò řaggi 'i argentu Jìnchiunu a teřřa. Friulano (Udinese?): Ogni stele ator dala biele lune La lusint sô muse di gnûf la plate, Co la lune plene la jemple 'l mont de Rais ducj di arint.
Genovese non metrica barbara:
E steile, in gîo a-a lunn-a bella, Ascondan fito a sö faccia luxente, Quande lê, pinn-a, ciù de tutto a luxe Fando d'argento a tæra.
Genovese non metrica barbara:
'E stélle, in gîu a-a bèlla lyña Ascuñdañ fitu 'a sò faccia luxéñte, Quañde lê, tuñda, ciỳ de tyttu a lyxe Faxéñdu 'a Tæra argéñtu. Torinese non metrica barbara: Lë stèile, dantorn a la bela lun-a, A stërmo sùbit soa fàcia brilanta, Cand chila, pien-a, pì che tut a lüs Fasend d'argent la tèra. Ladino Badiotto: Vigni stëra incërch a la bela löna Ala ascogn ciamó süa stizënta müsa Sëgn che, plëna, ala implenësc le monn cun Rais düc de arjënt. Salicese: Ògne štiddha ntòrnu a la luna bbèddha N'aura fiata scunne la luçi sòa Mò ca iddha è cchina e ll'argèntu sòa šta Bbinchie 'šta Terra. Foggiano: Tùtt' 'e stèll' attyrnë â lynë bbèlla N'atë vœt' ammùccën' 'a lycë lòrë Mò ca èss' è chién', e k'u argíndë syjë Ènghjë 'sta Tèrra. Locrese: Tutti i stiji attornu â bella luna U sò lumi ammùcciunu 'n'atra vota 'Ora ch'ija è china e i sò raggi i argèntu Lìncunu 'a Terra. Sardo Logudorese: Ogni istella intundhu (a) sa bella luna Prestu galu occultat sa lughe sua Candho issa est piena e su arghentu sóu Piena sa Terra. Ciociaro: Ogne stèlla 'ntòrne a la biéglie gliùna Glie sìe grugne gliustre arenguatta angora, Quande leie è pina, e l'argento(?) sìe Enghie(?) 'sta Terra. Anconetano: Ogni ^stela^ ntorno a la bela luna 'N'altra volta la luce sua nasconde; Lei è piena, e riempie la Tera co 'na Luce d'argèntu. Sambenedettese: Pure mó vecin'a lla lune bbelle Ogne stella la luce sé' nascunne, Mó ca jéss' è pijn', e la Terra rrèmpije Nghe tant'argènte. Trentino: Ògni stéla entórno a la bèla luna I òci soi brilanti la sconde ancóra Èla mò l'è piena, e d'arżent la empie Tuta 'sta Tèra. Chianino: Ogni stella 'ntorno in la bella luna La su' luce ancora ce l'anisconde Or ch'è piena e co 'l su' argento piena Tutt'a la Terra.
Sudtirolese:
Um in schianen Mond umma bergen die Stern' seia Liacht, is stråhlende Åntlitz, während ea in Fülle, stärker wia jemåls friara, scheint auf die Erde.
Sudtirolese tradotto in Italiano:
Attorno alla bella luna nasconodono le stelle La loro luce, il [loro] raggiante viso, mentre Lei è piena, [e] più forte che mai (lett. che in qualsiasi tempo prima), Splende sulla Terra.
Sudtirolese in IPA:
um in 'ʃia̯.nεn mo:nt 'u.ma 'pɛʁ.gn̩ di: ʃtɛʁn 'seja lia̯xt is ʃtʁɔ:lεn.dε ɔnt.lıts vɛ:ʁεnt ɛa̯ ın 'fy.lε 'ʃtɛʁ.kεʁ via̯ 'je.mɔls 'fʁia̯.ʁa ʃajnt awf di: 'ɛʀ.dɛ Lodigiano: Chéle ^stéle^ là adré a la ^lüna^ bèla Ancamò la ^lüs^ che i g'han, i ^nascondun^, Quand che lé l'è ^piéna^, e l'è adré a impienì la ^Tèra d'argent^. Maceratese: Ancora da aggiustare dal Belmontese Cosentino: Ancora da fare se quella rispondesse! Palermitano: Ogni stiđđa ntornu â luna bieđđa A sò luçi n'àvutřa vota ammuccia Òra ch'iđđa è china, e i sò řaggi 'i argentu Jìnchiunu a teřřa. |